domenica 31 luglio 2016

Punta Gnifetti (4554) - Cresta Signal

PRESENTI: Ale, Luca, Masa


Prima c'è stata quella frase che mi ha attraversato la mente: "La Cresta Signal comincia ad Alagna, non al Colle Signal". Il genere di dichiarazione poco sfumata che uno si aspetta piuttosto di trovare in tedesco "Signalgrat beginnt zu Im Land"...o giù di lì.

Prima c'è stata quella frase, poi l'acido lattico. Il mio corpo deve aver interpretato questa ripartenza come un brutto tradimento ed ha trovato opportuno vendicarsi.
In effetti non mi sento di dargli torto, non troppo, quasi mille metri di dislivello per il Barba-Ferrero, quasi un'ora di pausa fatta di cibo e orzata fresca: riterrei anche io l'avvicinamento concluso. 

E invece non siamo neppure a metà. Ripartiamo, le gambe si irrigidiscono e mi torna in mente quella frase -"La cresta Signal comincia ad Alagna"- letta in qualche relazione che poi non ho stampato. Vera, verissima.
Il Barba Ferrero è un rifugio carinissimo, isolato e ben tenuto. Un'apostrofo rosa tra il sentiero fatto con le gambe che girano e la morena salita con le gambe di legno. La divisione netta tra il paesaggio verde, ricco d'acqua, pascoli e grandi foglie e quello tipicamente morenico glaciale.
Aggiungiamo quindi altri mille e qualche centinaio di metri e, dopo nevaio e roccette con ferrata finale, raggiungiamo la Capanna Resegotti.
Bivacco splendido: una ventina di posti letto, impiantino solare per avere luce, bombola del gas e necessaire per cucinare.
Ci mettiamo a dormire poco dopo le otto di sera, per adesso l'impianto elettrico non ci serve, sfruttiamo piuttosto le persiane.
La sveglia suona alle due, dobbiamo salire creste e pendii innevati e vogliamo trovarli in condizione.
Mi rigiro un po' nel letto ma non mi è concesso molto. Prima delle tre siamo legati e coi ramponi sulla neve.
Un primo tratto quasi pianeggiante di cresta nevosa ci porta a superare un primo risalto roccioso e quindi al Colle Signal.
La cresta prosegue senza dare mai troppa tregua, alternando tratti nevosi, sfasciumi (pochi) e salti di roccia.

L'individuazione dell'itinerario non è sempre banale ma tra i graffi dei ramponi, le relazioni e un po' di fantasia riusciamo a seguire una linea piuttosto sensata.

Con le prime luci spunta anche, là in alto, la Capanna Margherita ma raggiungerla è ancora impegnativo.
Ci osserva per quasi tutta la salita, ci guarda mettere friend, fettucce, arrampicare e ci sorprende anche quando superiamo qualche tratto "a cavalcioni".
Dopo poco meno di sette ore dalla partenza saltiamo su dall'ultimo sperone e siamo sull'altro versante: piedi sul ghiacciaio, la capanna vicinissima, il sole, tanto vento e i tanti alpinisti che risalgono dalla normale.
Ultimi metri da percorrere nel vento, la tensione cala e con lei le forze. Entriamo in Margherita e ci godiamo il riposo: due ore fermi, sorridenti ad un tavolo.
Prima di cominciare la discesa verso il Gnifetti ci regaliamo un rapido passaggio sulla Zumstein.



















Sugar in Margherita

Sulla Zumstein