lunedì 28 luglio 2014

Dent d'Hérens (4171 m) - Via Tiefmatten

PRESENTI: Fede, Pietro.


In un'estate proibitiva per l'alpinismo classico, finalmente un week end con una (brevissima) finestra di tempo decente. Optiamo per questo bel 4000 isolato, in una valle selvaggia che non conosciamo bene. Niente impianti di risalita, un unico piccolo rifugio alla modesta quota di 2800 metri scarsi.

Compiamo l'avvicinamento il sabato sotto l'eterna pioggia battente che ha caratterizzato questa estate tanto avara di anticicloni.

Colazione alle 3 per tutti, riusciamo a partire alle 3.40 con poche cordate davanti a noi, nottata limpida. Dal rifugio si risale la morena, dopodiché inizia il ghiacciaio. Presto si sprofonda fin quasi al ginocchio, ovviamente la pioggia di ieri qui era neve. Offro il cambio davanti alla guida che ha generosamente battuto gran parte della traccia,  quando ormai siamo sul pianoro, sotto l'evidente spaccatura del colle Tiefmatten, che si raggiunge grazie a qualche catena semisepolta dalla neve. 

La cresta, diventata di fatto la via normale di salita, è uno spettacolo a vedersi, completamente incrostata di galaverna. Saliamo ramponi ai piedi, di conserva, proteggendo con qualche friend dove l'esposizione si fa maggiore. Attacchiamo i pendii sommitali ma presto necessitiamo di una pausa: l'inossidabile Fede non mette i ramponi da un anno e scalare su roccia ghiacciata lo ha provato, per la prima volta da quando lo conosco, psicologicamente. Le condizioni di innevamento abbondante ci permettono di uscire senza fatica dalle placche che portano alla crestina sommitale, dove l'esposizione si fa sentire. Siamo in vetta che sono appena passate le 9 e il meteo si sta già guastando verso il Rosa. Il Cervino da questa prospettiva è uno spettacolo unico.

Scendiamo rapidi per i il versante che abbiamo risalito. E' presto, e i morbidi pendii della parete sud sono invitanti e non ancora resi pericolosi dal sole. Anche la guida esita solo un attimo prima di lasciare la ovest e noi, rassicurati, ci accodiamo. Ci diamo il cambio davanti nella neve che smolla sempre di più, solo qualche crepaccio ci obbliga ogni tanto a svogliate deviazioni. Guardiamo indietro alla Tiefmatten, che sta impegnando ancora le ultime cordate. La sud intanto inizia a brontolare. 

Siamo di ritorno al rifugio che non è ancora mezzogiorno. Birra, un boccone e via, per l'eterno rientro. Un grazie alla cordata di Stefano (la guida), Stefano e Simone che, oltre che battere gran parte della traccia, hanno lasciato qualche ricordo fotografico a due sprovveduti senza macchina.







Io e Fede sui pendii sommitali





domenica 27 luglio 2014

Traversata dei Lyskamm (4527 & 4480 m)

PRESENTI: Ale, Masa.


Grazie alla funivia di Punta Indren in poco meno di un'ora si raggiunge il Rifugio Gnifetti, nonostante sia infrasettimanale, è comunque molto affollato, molta gente diretta alla Margherita e alle cime vicine ma nessuno ha i nostri stessi piani; un bene ma viste le recenti nevicate sappiamo che la cresta non è tracciata.
Anticipiamo la sveglia, e dopo una rapida colazione partiamo, arriviamo al Colle del Lys all'alba la cresta è intonsa come previsto, saliamo la prima gobba, non siamo molto convinti ma decidiamo di fare un tentativo, il primo tratto è ripido ma si riesce a stare bene sul lato settentrionale, dove diventa orizzontale, la serie di cornici pillow e meringhe di neve ci crea qualche esitazione sul dove sia meglio passare, per esser più tranquilli procediamo per una ventina di metri a cavalcioni della cresta, e proseguiamo. Poco dopo vediamo sbucare una cordata in vetta alla prima cima, probabilemente ha già percorso la cresta nell'altra direzione, decisamente più rapidi di noi, questo ci rincuora sulle condizioni della traversata. In prossimità dell'ultimo cambio di pendenza ci incrociamo con loro e ci confermano la buona condizione in cui si trova il resto della cresta.

Raggiunto il primo Lyskamm dopo aver dato un'occhiata alla nord, ripartiamo quasi subito per la traversata, si perde quota su un semplice pendio per poi continuare su cresta affilata in direzione dell'occidentale; dopo qualche passaggino di roccia raggiungiamo la seconda vetta. Anche la discesa verso il colle del Felik è su neve buona e dal lì non ci resta che scendere, ormai avvolti dalle nuvole, verso il rifugio Quintino Sella, e poi alla Bettaforca.


PM

Punta Parrot.
Lyskamm Orientale.


Masa sul Lyskamm Orientale.

Nordend, Dufour, Zumstein, Gnifetti e Parrot.









Ale e Masa in cima al Lyskamm Occidentale.


sabato 19 luglio 2014

Pizzo Bernina (4049 m)

PRESENTI: Ale, Masa e Maurizio (papà di Ale).

Questa zona delle alpi centrali è per noi una novità,  vorremmo salire il Pizzo Bernina la cima più alta da queste parti, il 4000 più a est dell'arco alpino.
Decidiamo di salire dalla Via Normale italiana; dalla diga di Campo Moro seguiamo per il Rifugio Marinelli Bombardieri; durante la salita anche se alcuni segnali indicano questa direzione, ci accorgiamo di non essere sul sentiero corretto, infatti invece di passare dal Rifugio Carate saliamo fino alla Bocchetta di Caspoggio, dalla quale vediamo finalmente il rifugio sul versante opposto. Da qui è necessario perdere qualche centinaio di metri per poi risalire verso il rifugio Marinelli; questo itinerario alternativo non ha forse allungato troppo l'avvicinamento ma di sicuro ci ha costretto a salire per un dilslivello maggiore. Poco dopo ci rimettiamo in cammino in direzione del Rifugio Marco e Rosa, raggiungiamo il passo Marinelli e un lungo pianoro verso sinistra ci porta all'inizio del canale che sale al rifugio.

A causa dell'ora tarda sfondiamo fino quasi al ginocchio, procediamo molto lenti ormai affaticati da diverse ore di cammino, Maurizio è particolarmente in forma e non smette di battere traccia; a circa metà canale puntiamo alle roccette in corispondenza dell'inizio della ferrata, che dopo un avvicinamento decisamente distruttivo ci porta al rifugio, dove arriviamo all'ora di cena.

Il giorno seguente, essendo il dislivello che ci separa dalla cima abbastanza contenuto, partiamo con calma verso l'alba, la parte superiore è ben innevata e saliamo per neve fino alla cresta che in breve ci permette di arrivare in vetta.

Scendiamo per lo stesso itinerario fino al rifugio Marco e Rosa, da lì optiamo per il giro panoramico, proseguiamo per il giro delle Belleviste lasciandoci sulla sinistra il Pizzo Palù; scendiamo per il lungo ghiacciaio e dopo qualche giro tra ai crepacci ci ricongiungiamo al colle Marinelli sull'itinerario del giorno precedente. Stavolta prendiamo il sentiero che passa dal Rifugio Carate e con molta calma scendiamo nuovamente a Campo Moro. 






Verso il Rifugio Marco e Rosa.

Rifugio Marco e Rosa, e alba sul Monte Disgrazia.














Pizzo Palù.