martedì 17 luglio 2012

Torre Grauson - Apertura nuova via

PRESENTI: Frank, Michele.

Torre grauson
La torre del grauson l'ho sempre vista tutte le estati dalla casa di cogne. Ci giravo attorno per andare ai laghi lussert, il posto preferito per pescare e campeggiare. Stavamo ai suoi piedi alla grigliata di ferragosto.
Un monte che sembra verticale visto dal paese, di roccia rossa, grosso, lontano ma sempre li, vicino.
Non ricordo quando mi venne in mente la prima volta di salirci, ma ricordo bene il processo dalla vaga idea alla pianificazione della salita. Il sogno per me è la parte più importante di una salita alpinistica. Potermi muovere su terreno difficile a me sconosciuto, mi da senso di libertà. Guardare un monte, innamorarmi, sognare, programmare, tentare, riuscire e fallire. Avventura e scoperta.
Dritto per dritto, una direttissima di III e IV discontinui, con un tiro nella prima parte di V. Un filo di roccia circondato da canaloni d'erba. Una via senza senso, ma dritta, logica, sempre che la tua logica sia quella di scalare e non quella di arrivare in cima per la via più semplice.
Un'avventura alla scoperta delle nostre capacità reali su un monte severo e selvaggio, da soli, senza informazioni.
Frank, il cinghiale, un ottimo compagno d'avventura. Con rovi e panini è già contento.
Partiamo attrezzati di tutto punto per la cena ed il bivacco sotto le stelle e ci presentiamo con solo 6 protezioni ed una mezza corda, intanto sarà massimo III... La partenza è verticale di IV e la roccia è fredda. Poi un tiro di III ed il tiro di V. Ho gridato in cima a quel tiro. Mi ha entusiasmato. Così tanto bella non potevo immaginarla questa scalata. Anche frank fa un paio di tiri da primo, il battesimo per lui come capo cordata su questo tipo di terreno.
La vetta: un lungo, grosso e tortuoso crestone. La vista credo sia la più bella della zona. Si vede il monte bianco, la grivola, l'herbetet, tutto il granpa, gli apostoli, la valleile, il vallone del grauson ed i laghi di lussert, che mai avevo visto dall'alto.
Discesa per canalone, ripido e a balze di roccia. La scalata continua anche in dicesa. Vari numeri da circo, invidiando un branco di camosci a loro agio sulla verticalità della roccia, e siamo sui prati alla base della parete.
Supette da arturo e si ritorna a genova, domani si lavora.