domenica 24 giugno 2012

Herbetet (3778 m) - Cresta Est

PRESENTI: Adri, Michele.



Michele un giorno mi chiama per organizzare una gita, la prima insieme. Dice che c’è un monte sopra Cogne dall'aspetto interessante, che c’è il bivacco Leonessa a circa metà strada per passare la notte.
Poi si scopre che la domenica mattina è spuntato un impegno; le recensioni danno questa ascensione per 2 giorni, ma noi a questo punto ne avevamo solo uno…

Partenza Venerdì sera tardi dopo lavoro, arrivo a Valnontey ore 23.30. Scarichiamo le bici e prepariamo il comodo giaciglio nel bagagliaio del BMW (macchine grandi fuori ma piccole dentro…crucchi…).

4:00 sveglia, colazione frugale e partenza ore 4:30 per il fondovalle a cavallo delle biciclette. Frontali accese. Bastoncini, ramponi e picca appesi allo zaino. Imbrago e ferraglia ad accentuare le buche del sentiero. In La Sportiva si sono dimenticati di dirci che i Karakorum ed i Nepal non sono proprio adatti per pedalare.
All’attacco del sentiero leghiamo le bici ad un albero lontano da occhi indiscreti ed iniziamo a salire. Tornanti in una fitta boscaglia, poi prati immensi. Sulla sinistra lasciamo il bivacco leonessa 2910m; è decisamente più tardi di quanto potrebbe essere se avessimo dormito lì.

Inizia la neve ed il ghiacciaio, vediamo la cresta dividere come una cicatrice frastagliata i ghiacciai del Tsasset e dell'Herbetet.  Raggiungiamo la roccia e cerchiamo l’attacco. Lo Zio di Michi diceva di un punto in cui salire agevolmente, III. Ci ritroviamo su IV-IV+ con gli scarponi più duri della roccia che dovevamo affrontare. Michi sale da primo e di conserva proteggendo qua e là risaliamo con difficoltà. Un tettuccio frena il passaggio, ma riusciamo ad aggirarlo senza dover ribaltare.

Arrivati in cresta lo spettacolo è ineguagliabile. Una fila di Gendarmi ci attende con l’aria di non voler farci passare. Una cornice larga meno della pianta del piede mette alla prova il nostro equilibrio.

Sono le 17:30 e siamo in vetta. 2118m saliti. E’ molto tardi. Spuntino veloce. Panoramica sui monti ed esame di vette, Michele le mette in fila meglio dei cartelli turistici ai punti belvedere. Bando alle ciance è ora di scendere!

Dalla vetta scendiamo senza troppi indugi e scivoliamo a grandi passi su neve compatta fino al ghiaione sottostante (un’occhiata ad un bel pendio ripido ma sciabile … vedi Herbetet 30/03/2014). La stanchezza comincia a farsi sentire, le gambe sono molle e poco stabili. Scivolo un paio di volte. Le ginocchia dolgono e comincio a rallentare il ritmo di discesa, di più non riesco proprio ad andare. Scende la sera e riaccendiamo le frontali. Michele mi aspetta con pazienza, comprende la mia difficoltà.

Le bici ci aspettano dove le abbiamo lasciate, sempre alla luce delle frontali ma molto meno stabili ed agili dell’andata raggiungiamo il nostro giaciglio (sempre la BMW). Proviamo a cucinare un risotto in busta, la fame è tanta ma lo stomaco è chiuso. Non riusciamo a mangiare quasi nulla e ci corichiamo. Ore 01:30.












Tour Ronde (3798 m) - Nord

PRESENTI: Davide, Fede.


Sull'onda del Fletschhorn torniamo su una nord, questa volta una delle più classiche del massiccio del Bianco: la Tour Ronde. Alla nostra collaudata cordata si aggiungono anche mio padre e un suo amico. 
Le condizioni però non sono come quelle di una quindici giorni fa, c'è più neve, si fatica di più a salire e bisogna scavare parecchio per arrivare al ghiaccio per proteggere, ma tanto Fede non protegge, sale su veloce, io arranco cercando di stargli dietro. La balza rocciosa si supera con un po' di attenzione, l'illusione del cambio di pendenza di metà parete che si prova voltandosi fa tirare su dritti, il più veloce possibili. Raggiunta la cima Gervasutti tagliamo a sinistra salendo ancora un po' tra roccette e neve, aspettiamo l'altra cordata prima di raggiungere la croce.
Vetta! Figata!
Che ambiente!
Le grandi classiche danno sempre soddisfazioni!













lunedì 18 giugno 2012

Fletschhorn (3993 m) - Nord

PRESENTI: Davide, Fede.


Era un po' che si parlava di fare qualche bella salita in montagna, la stagione è quella delle nord. Un amico ci ha riferito che il Fletschhorn è in condizioni, lo ha fatto la settimana prima. 
Organizzo, Fede accetta e così partiamo.
 Preferiamo portarci la tenda, richiede un po di fatica in più ma rischiare di non trovare posto nel bivacco non ci ispira. La scelta si rivela saggia, arriviamo e il bivacco De Zen è già pieno, montiamo  il nostro nido, riposo, cena a base di tortelloni e poi a nanna presto.
Alla mattina il tempo vola, fa freddino ma il tempo è splendido, attacchiamo l'immenso scivolo con le prime luci, si sale bene, neve perfetta. Siamo veloci, si sale slegati senza problemi. 
Vetta! Figata!
Le relazioni dicono di scendere per la cresta nord-est, lo stratino di neve che ha reso meravigliosa la parente rendono infida e eterna la discesa, piano piano ci portiamo sul piano alla base della parete, ultimo sguardo in su prima di continuare puntando a qualcosa da sgranocchiare. 
E qui nasce la domanda, chissà se mai la scenderò!


















domenica 3 giugno 2012

Gran Paradiso (4061 m) - Parete Nord

PRESENTI : Luca - Michele


Era il 2012, tempo in cui Michele non si era ancora sposato ed aveva, quindi, molto tempo da dedicare agli improbabili progetti alpinistici a cui era solito affezionarsi.
La parete nord del Gran Paradiso faceva parte della lista, però con delle interessanti varianti: in giornata e portandosi gli sci appresso per scendere veloci dalla normale.
Detto, fatto.
Si parte dopo il lavoro, come al solito, ad orari decisamente non consoni, si dorme in macchina e si parte all'ora in cui i coetanei entrano in discoteca.
Prima parte sci in spalla su sentiero, giustamente secco, visto il periodo, giugno. All'altezza del rifugio Chabod inizia la neve, si calzano gli sci, si tribola sulla neve rigelata che si supera obbligatoriamente con i rampant o con i ramponi.
Finalmente, dopo un periodo di tempo sembrato eterno, ci si ferma per il cambio d'assetto ai piedi della parete. Le ombre della notte hanno ceduto il posto prima ad una meravigliosa alba e successivamente ad una giornata limpida e magnifica.
Si sale piano, un po' per la fatica data dal peso dello zaino ed un po' per la poca confidenza con l'ambiente, così ampio e ripido, di una Nord.
Tuttavia la salita scorre tranquilla, ad eccezione di un punto delicato di ghiaccio, coperto da neve inconsistente, in prossimità dell'uscita in cresta, superato senza alcun problema grazie a Michele, che per primo spunta nel sole in cima all'enorme scivolo di neve appena percorso.
Lasciata alle spalle l'affilata ed esposta cresta, si salta la consueta visita alla Madonnina (ormai raggiunta da entrambi almeno altre 3 volte), in favore di una pausa, che dev'essere veloce vista l'ora: le 14.00.
Si scende. Con gli sci è un attimo. La neve nella parte alta è di quelle che ti rendono felice di esserti caricato del peso degli attrezzi per tutta la salita.
Nella parte bassa si appesantisce, garantendo numeri da circo di tutto rispetto.
Fine della neve, eterno rientro a piedi.
13h circa macchina - macchina.
Gran soddisfazione.