sabato 5 settembre 2020

Aiguille des Glaciers (3818) - Cresta SE - via Kuffner

PRESENTI: Luca, Pietro

Mi affido all'organizzazione di Luca per questa bella gita rubata agli ultimi giorni d'estate. Parcheggiamo a la Visaille che a malapena so dove stiamo andando. Il mio socio sembra pero' molto motivato e preparato sull'itinerario, che in ogni caso sembra non presentare difficolta' oggettive particolari.

Impieghiamo circa 2h30 per arrivare al bivacco Hess (2958m), che apprendo essere il piu' antico bivacco d'Italia. Sono le 22 circa, alla luce della mia frontale non riesco a realizzare esattamente quanto il bivacco sia minuscolo finche' non apro la porta: c'e' appena lo spazio per 4 persone sdraiate e solo nella parte centrale si riesce a stare seduti. Cena fredda, non abbiamo voluto appesantirci con pentola e fornello. L'ottimo panino dell'autogrill mi obbliga a bere tutta la notte. Verso le 5.30 partiamo per il primo tratto di cresta, molto orizzontale, che termina sulla parte superiore del ghiacciaio della Lex Blanche, al termine del quale inizia la cresta vera e propria. 

La descrizione e' abbastanza chiara e in ogni caso non ci sono passaggi obbligati, reperiamo facilmente il filo della cresta che presenta ogni tanto piccoli nevai, residuo della nevicata della settimana. Difficolta' sempre contenute, procediamo rapidi di conserva corta. Poco sotto la cima affrontiamo direttamente il tiro di IV+ (aggirabile da destra, scopriamo poi) e sempre procedendo a brevi tiri arriviamo sulla cresta sommitale. 

Inizia da qui la lunga discesa sul versante francese. Si segue la delicata (e innevata) cresta Nord ancora per un discreto tratto, prima di reperire le doppie che permettono di mettere finalmente i piedi sul Glacier de Glaciers. Sale qualche nuvola e la relazione si fa piu' vaga. Pur con visibilita' ridotta riusciamo ad orientarci tra i crepacci e ad imbroccare la direzione giusta per svalicare nel vallone che dovrebbe riportarci verso il confine italiano. Qui numerosi nevai ci permettono di perdere quota rapidamente fino ad un colletto che ci riporta in Italia. Ultima pietraia e ci ricongiungiamo al sentiero che scende dal col de la Seigne. Sono ancora un po' i chilometri che ci separano dalla macchina, ma tutto sommato siamo stati rapidi. Merenda e rotta su Genova. 

Una gita di tutto rispetto con tanti begli ingredienti che la rendono varia e piacevole, in un zona splendida e poco frequentata del Bianco.

P.


IL MICROSCOPICO BIVACCO HESS


IL PROFILO DELLA CRESTA SUPERIORE


PRIME LUCI SUL MONTE BIANCO 



LA CRESTA PERCORSA


SI SCALA


PIETRO A SUO AGIO TRA LE FESSURE


VETTA DELL'AIG. DU GLACIER


A SPASSO TRA I CREPACCI



LA LUNGHISSIMA VAL VENY



sabato 4 luglio 2020

Aiguille du Midì (3842) - Sperone Frendo

PRESENTI: Ale, Emanuela

Una salita in questo ambiente con avvicinamento quasi nullo e l'assenza di discesa non capita tutti i giorni, così non ci lasciamo sfuggire l'occasione...

Saliti in funivia al Plan de l'Aiguille, ceniamo senza farci mancare nulla e passiamo la notte in tenda. Ci svegliamo con il cielo ancora coperto, così temporeggiamo un pochino, ma crediamo fermamente nella metereologia e intorno alle 4 ci incamminiamo.

Dopo circa un'ora siamo all'attacco, dove la neve sulla prima rampa, favorisce la progressione, e in breve sbuchiamo dalla coltre di nuvole basse che ci avevano impensierito... Qualche metti e leva ramponi e siamo alla prima parte tecnica rocciosa, con la caratteristica prua fessurata che offre una curiosa progressione...

La parte successiva è su roccia bella e facile, che permette di salire rapidi fino al risalto superiore. Qui facciamo qualche tiro, l'arrampicata è molto piacevole salvo i vari intrecci con altre cordate, ma la Manu non perde un colpo e segue fedelmente a buon ritmo, quasi contenta di scalare in scarponi... 

Poco prima delle 10 siamo al termine della parte rocciosa, dove oltre al cambio d'assetto ci regaliamo una gradevole pausa merenda, convinti della filosofia di abbondare sempre con il cibo.
Proseguiamo sul breve pendio e la successiva estetica cresta nevosa, che troviamo in ottime condizioni, seguiamo l'uscita di destra ancora su neve e poi qualche tiro lungo su ghiaccio buono,  una simpatica goulottina permette di uscire sui pendii finali che portano alla cresta verso l'Aiguille du Midì.

La discesa in funivia ci proietta rapidamente verso  hamburger e birre a Chamonix!


















sabato 4 gennaio 2020

Triangle du Tacul - Goulotte Chéré

Presenti: Luca, Pietro

Il capitolo secondo della saga 'progetti improbabili in zona Bianco' doveva prevedere la salita in giornata del couloir Couturier all'Aiguille Verte con relativa discesa in sci. Improbabile, direte voi, perche' con la telecabina del Grands Montets notoriamente chiusa da piu' di un anno sono 3000 metri di dislivello. Con gli sci. D'altra parte, e' anche evidente che a questi due disagiati le sfacchinate in giornata piacciano parecchio. No, semplicemente pensavamo che la funivia fosse aperta. Rapido cambio di programma dell'ultimo momento: saranno formate le goulotte sul Tacul? - Probabilmente no, e' presto. Friend ne abbiamo? - No. Perfetto allora andiamo.

Ed eccoci allora a scivolare giu' dai pendii dell'Aiguille du Midi in direzione Tacul, completamente soli, con l'unica compagnia di un leggero spindrift. Poesia. Luca fa la cacca.

Rapido cambio di assetto alla base del conoide, di un bel ghiaccio nero decisamente invitante. Facciamo un tiro per superarlo. Procediamo poi su ghiaccio sottile, ma solido. Le viti non entrano mai fino in fondo ma sappiamo arrangiarci con creativita' e grandi sgattate sul bel granito del triangolo. Sul tiro centrale la situazione e' buona, gran divertimento.

Verso l'una decidiamo di calarci, le giornate sono corte, le famiglie a casa aspettano e non abbiamo idea delle condizioni di innevamento giu' in basso. Sci ai piedi iniziamo a perdere quota ringraziando i sastrugi e la crosta ventata che danno il giusto sapore alla discesa. Panorama incredibile, mi calo nel ruolo di guida turistica per Luca che non ha mai bazzicato la zona.

Scivoliamo pigramente giu' per la Mer de Glace, superiamo la stazione di Montenvers e con appena un centinaio di metri sci in spalla recuperiamo la stradina innevata che ci porta, con largo anticipo, fino a Chamonix.

E' sempre bello passare una giornata in montagna in buona compagnia.

P.


Noi e lo spindrift 
Cacca



Magrezza e ghiaccio nero 
Prima sosta








Doppie 
Doppia sul conoide





In modalita' guida turistica






domenica 18 agosto 2019

Aiguille de Bionnassay, per l'Arete de Tricot integrale

Presenti: Pietro, Luca.

La vita alpinistica di un papà, recente o meno che sia, presenta numerosi ostacoli da superare, in primis il trovare una finestra di tempo sufficiente per andare in montagna. La soluzione si nasconde in partenze decisamente antelucane e improbabili accorpamenti di itinerari. Quale compagno migliore di Pietro, esperto di fughe solitarie e sforzi fisici ingiustificati, per questo tipo di avventura.

Appuntamento alle 3.30 al Col Tricot. Io parto da Les Houches e Pietro da Le Champel, sul versante opposto del colle, entrambi a piedi, carichi di entusiasmo e masochismo.
Alle 2.45 siamo già entrambi al colle, un po di riposo, due barrette e si riparte. 
Il dislivello cumulato nelle gambe ha già superato i 1000 metri, altri 2000 per la vetta.

Si parte verso la Pointe Inferierure de Tricot, “sentier de chevres” citando la relazione. Un montefasce di dislivello circa.
Nessuna particolare difficoltà tecnica fino alla Pointe Mediane, solo un lungo saliscendi per cresta comoda e mai troppo esposta.
Solo dopo, in direzione della Pointe Superieure, la cresta si assottiglia e il superamento di qualche isolato gendarme, esposto e su roccia instabile, richiede della concentrazione extra. La fatica, almeno per me che sono arrivato direttamente da Genova alla mattina, inizia a farsi sentire. Pietro è inarrestabile, come al solito.

Fino all’Aiguille de Tricot le difficoltà sono contenute, prevalentemente facile “scrambling” su rocce rotte. Finalmente arriviamo in vista dell’ Aiguille de Bionnassay. Ultimi 3/400 metri di dislivello. Inizia la neve che dopo poco si indurisce e si fa più ripida. Un paio di tiri su ghiaccio danno un senso a picca e ramponi che sono rimasti nello zaino fino a poco prima. 
Pietro sembra appena partito, io sto strisciando, ma finalmente siamo in vetta. 
Un panorama incredibile su tutto il massiccio del Bianco, con una meteo perfetta che ci ha accompagnato per tutta la salita, 3200 metri di dislivello cumulato. 

La discesa richiede ancora un po di attenzione. Un po' di disarrampicata, qualche doppia inventata, visto che abbiamo solo 30 metri di corda, ancora sfasciumi e finalmente arriviamo al rifugio Durier, arroccato sul Col de Miage, spartiacque dell’omonimo ghiacciaio. 
Le difficoltà sono finite, ma la discesa è ancora eterna. I 3000 metri abbondanti di salita e i primi mille di discesa picchiano sulle gambe. Un limonata energizzante (e decisamente cara, soprattutto per un genovese) al Refuge Plan Glacier e si riparte per l’ultimo lungo e faticoso tratto di discesa, fino a Le Champel. 

Un viaggio incredibile, durato poco più di 17 ore, in una zona remota del massiccio del Bianco (non abbiamo incontrato nessuno ne a salire, ne a scendere, fino al rifugio Plan Glacier), per un itinerario poco ripetuto e che in condizioni normali viene affrontato con un bivacco sulla cresta. Grazie a Pietro che con il suo inesauribile motore mi ha tirato fino in vetta. 

Ora le vacanze sono meritate davvero.


Prima parte della Cresta, dopo la Pointe Inferieure

La cresta si Assottiglia

Prime luci sul Massiccio

  Il tratto di Cresta appena percorso

Sali, scendi, sali, scendi

Viste maestose dalla Cresta

Finalmente Vetta!

 Pietro e il Bianco

Luca e la Valle

 In discesa verso il Dourier

  Una delle poche pause.. finiamo il cioccolato e si riparte..


Infinita discesa verso il ghiacciaio del Miage francese.. si attraversa e si scende ancora..